Educatore e pedagogista svizzero di origine italiana. Completati i corsi medi
superiori, si orientò verso gli studi di teologia e nel 1763 si iscrisse
al Collegium Carolinum di Zurigo. Qui ebbe come illustri precettori alcuni fra i
maggiori rappresentanti dell'Illuminismo svizzero, quali Bodmer, Breitinger e
Zimmermann, che contribuirono a fargli conoscere il pensiero di J.-J. Rousseau.
Fortemente affascinato dagli ideali e dalle tesi del filosofo ginevrino,
P. abbandonò gli studi teologico-ecclesiastici e, dopo un breve
periodo durante il quale si interessò alle materie giuridiche, decise il
suo personale "ritorno alla Natura"(1765). Nel 1769, insieme con la moglie Anna
Schulthess, che per anni fu la sua più stretta collaboratrice,
tentò di installare nel podere di Neuhof un'azienda agricola, per farne
un centro di rieducazione morale per le classi più misere. Nonostante il
sostanziale fallimento, l'impresa tentata gli consentì di approfondire i
propri ideali di emancipazione ed educazione. Negli anni seguenti,
P.
andò progressivamente elaborando il suo sistema pedagogico, di cui diede
un primo abbozzo nell'opera
Le ore serali di un eremita (1780) e,
soprattutto, in quello che è considerato il suo capolavoro, il romanzo
Leonardo e Gertrude (1780-87), la prima realistica rappresentazione della
vita rurale in Germania. Per circa 30 anni
P. scrisse diffusamente di
politica, economia e pedagogia, segnando la via per un miglioramento effettivo
delle condizioni di vita delle classi popolari. La sostanziale indifferenza dei
connazionali di fronte alle sue proposte contribuì in maniera
determinante ad accrescerne il senso di scoramento e impotenza. Tale è lo
stato d'animo che emerge dal suo principale trattato filosofico,
Mie indagini
sul corso della natura nello sviluppo dell'umanità (1797), in
realtà riflesso non solo della delusione personale ma anche della sua
ferma fiducia nelle risorse della natura umana e nell'uomo, da lui considerato
il solo vero artefice della propria condizione morale e intellettuale.
L'opportunità di operare direttamente nella realtà contemporanea
venne a
P. in coincidenza con lo scoppio della Rivoluzione francese, che
egli salutò con vivo entusiasmo, e con la susseguente creazione della
Repubblica Elvetica.
P. tuttavia declinò l'invito del nuovo
Governo a occuparsi dell'insegnamento superiore, preferendo dedicarsi alla
formazione primaria. La sua prima iniziativa fu la fondazione a Stans, nel
cantone di Nidawald, di un orfanotrofio (1799) all'interno del quale vennero
accolti una cinquantina di ragazzi di estrazione contadina e di età
compresa tra i 5 e i 15 anni. Terminata l'esperienza di Stans dopo soli sei mesi
a causa della guerra, fra il 1800 e il 1804
P. si dedicò alla
formazione diretta, attraverso l'applicazione delle teorie educative da lui
elaborate, dapprima nel castello di Burgdorf e, a partire dal 1805, nel nuovo
istituto di Yverdon, nei pressi di Neuchâtel. Questo fu fino al 1825, anno
della sua chiusura, il vero laboratorio dove
P. poté sperimentare
il valore delle proprie teorie, suscitando l'ammirazione e il consenso di
illustri pedagoghi contemporanei e dell'Europa colta. Le esperienze di quegli
anni, fervidi di novità e di soddisfazioni, furono raccolte in opere di
importanza fondamentale per lo studio e la storia della pedagogia moderna:
Il
metodo (1800) e
Come insegna Gertrude ai suoi bambini (1801), mirati
all'approfondimento del metodo didattico;
Il libro della mamma ed
Educazione naturale, rivolti piuttosto alla semplificazione del primo
insegnamento sulla base del suo metodo. In tutte queste opere si evidenzia il
principio fondamentale dell'opera pestalozziana, che si situa alla base
dell'educazione intellettuale dell'individuo: cioè le innate
facoltà del bambino devono evolversi ed egli può imparare a
pensare, procedendo gradualmente dall'osservazione alla comprensione fino alla
formazione di idee personali chiare e definite. Più decisamente di
Rousseau,
P. pose il problema dell'educazione non più su un piano
essenzialmente speculativo e astratto, ma concreto, unitamente al problema
dell'elevazione culturale del popolo e del suo affrancamento dalla miseria. A
differenza di Rousseau,
P. sostenne che l'individuo non deve essere
educato alla spontaneità naturale, ma deve essere guidato dall'amore e
dalla fede in un'umanità superiore, consentendo un libero sviluppo
dell'attività spirituale. Solo in questo modo l'
energia morale (la
forza del cuore, base della moralità e della religione), l'
energia
intellettuale (la forza dell'intelletto, base del sapere), e l'
energia
tecnica (la forza dell'arte, base del lavoro) si possono accrescere
gradualmente e metodicamente in relazione all'età e agli interessi del
fanciullo, nella concretezza della sua esperienza.
P. ritenne elemento
fondamentale l'educazione morale che, dal sentimento di fiducia e di amore del
bambino verso la madre, deve allargarsi al sentimento di amore verso il
prossimo; così la scuola, per adempiere realmente alla sua funzione
educativa, deve riflettere lo spirito affettuoso e concorde che contraddistingue
la comunità familiare. L'educazione intellettuale deve partire
dall'intuizione, in modo che le definizioni concettuali possano avere sempre il
loro fondamento nell'esperienza diretta del fanciullo, non riducendosi a sterili
nozioni apprese mnemonicamente. Al di là delle carenze specifiche di tale
teoria,
P. ebbe comunque il merito di aver individuato la vera natura del
problema educativo, di aver assegnato una posizione di preminenza all'educazione
popolare e di aver contribuito allo sviluppo della pedagogia, esercitando una
notevole influenza su pensatori quali Fröbel, Herbart e Owen (Zurigo 1746 -
Brugg, Cantone di Berna 1827).